A PALERMO CINQUECENTO IN MARCIA PER LIRIO ABBATE


Corteo di solidarietà a Lirio Abbate in via Libertà. Presenti sindacalisti, giornalisti ed esponenti della società civile

"Difendiamo la stampa dalla mafia"

Cinquecento in marcia accanto al cronista dell´Ansa minacciato

{mosgoogle} Non c´erano soltanto tanti giornalisti al corteo di solidarietà per il cronista dell´Ansa Lirio Abbate, minacciato dalla mafia. Fra i 500 che ieri mattina hanno percorso via Libertà si sono visti anche molti esponenti della società civile, sindacalisti, avvocati, magistrati, studenti, semplici cittadini e politici di opposti schieramenti. Il corteo ha sfilato da piazza Croci al Teatro Massimo. E per un giorno, ha trasformato Lirio Abbate da testimone a protagonista della cronaca: «Dimostriamo a questi uomini del disonore – dice il giornalista – che siamo uniti. Nessuno può mettere i piedi sulla testa dei cronisti siciliani. Io continuerò a fare quello che ho sempre fatto, e so di avere al mio fianco le istituzioni. Spero che anche i commercianti costretti a pagare il pizzo abbiano fiducia nelle istituzioni».

Accanto ad Abbate c´erano il direttore della sua agenzia, Giampiero Gramaglia, ma anche il presidente nazionale dell´Ordine dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, poi i vertici provinciali, regionali e nazionali del sindacato di categoria. C´era il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, e quello di Castelbuono, dov´è nato Abbate. In via Libertà hanno sfilato il vicepresidente nazionale della commissione parlamentare Antimafia, Giuseppe Lumia, poi ancora Carlo Vizzini, Emilio Miceli e Italo Tripi della Cgil nazionale e regionale. Tra i politici anche qualcuno sotto processo. L´imputato che non rinuncia all´antimafia è il deputato regionale di An Salvino Caputo, a giudizio perché avrebbe mentito alla Procura per favorire il presidente della Regione, durante l´indagine sulle talpe in Procura.

Le donne di Emily sono arrivate a piazza Croci con uno striscione. C´erano anche Simona Mafai, neo presidente del comitato siciliano per Veltroni, le redattrici di Mezzocielo, Rita Borsellino, il presidente del centro di documentazione Impastato, Umberto Santino e la vedova di Libero Grassi, Pina Maisano. Ancora: gli avvocati Nino Caleca, Francesco Crescimanno ed Enrico Sanseverino, presidente dell´Ordine dei legali. Poi, il neo vice capo dipartimento del ministero della Giustizia, Massimo Russo, fino a qualche giorno fa pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, e il giudice Lorenzo Matassa, tornato al tribunale del capoluogo con l´incarico di giudice dell´udienza preliminare. Al corteo ha voluto essere presente pure lo scrittore Moni Ovadia, in questi giorni in tournée in Sicilia: «La libertà di stampa – dice – è il pilastro fondamentale di qualsiasi società degna di tale nome. Laddove c´è intimidazione all´espressione della libertà di stampa, allora si è già nell´anticamera della tirannia. Anche l´autocensura – aggiunge – può essere tirannia, perché rappresenta il dominio della paura, che è lo strumento più potente della repressione. La manipolazione della paura – conclude Ovadia – mette in atto la tirannia anche quando siamo apparentemente in una democrazia formale».

La manifestazione si è conclusa sulle scalinate del Teatro Massimo. Con un giro di riflessioni. «Io resto a Palermo», ha ribadito Lirio Abbate. Il più rassicurante resta il sindaco Cammarata: «Palermo è una città sana che ha sempre reagito con dignità e determinazione alla violenza», dice. Il più applaudito, il giornalista dell´Espresso Peter Gomez, coautore, con Abbate, del libro "I complici": «Da cittadino, ora mi aspetto che i partiti espellano i mafiosi».
s. p.
(da "La Repubblica – Palermo" – 09 settembre 2007)

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