‘NDRANGHETA: A META’ TRA CATENE FAST FOOD E AL QAEDA

{mosgoogle}ROMA – Una mafia liquida che si infiltra dappertutto, riproducendo in luoghi lontanissimi da quelli in cui è nata il medesimo antico elementare ed efficace modello organizzativo. È questo l'identikit tracciato dalla Commissione Antimafia della più pericolosa tra le organizzazioni criminali, la 'Ndrangheta, nel rapporto approvato questa notte all'unanimità a San Macuto. «La 'ndrangheta alle maniera delle grandi catene di fast food offre in tutto il mondo in posti diversissimi, l'identico, riconoscibile affidabile marchio e lo stesso prodotto criminale. Alla maniera di Al Qaeda con una analoga struttura tentacolare priva di una direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica, di una vitalità che è quella delle neoplasie, e munita di una ragione sociale di enorme, temibile affidabilità».

L'Antimafia riprende e mutua dal sociologo della post modernità Bauman il termine di «Mafia liquida» capace di riemergere in posti lontani e in attività finora non inserite nell'orizzonte delle mafie così come finora sono state conosciute. « Il segreto per la 'ndrangheta è questo. Tutto nella tensione tra un qui remoto e rurale e arcaico e un altrove globalizzato, post moderno e tecnologico. Tutto nella dialettica fra la dimensione familiare del nucleo di base e la diffusione mondiale della rete operativa. La capacità di far coesistere con inattesa efficacia una dimensione tribale con un'attitudine moderna e globalizzata è stata fino ad oggi la ragione della corsa al rialzo delle azioni della 'ndrangheta nella borsa mondiale delle associazioni criminali». Ma è proprio la fortissima espansione a mettere in forse questa forza che sembra ora inarrestabile – sostiene l'Antimafia -. Le 'ndrine sono in continua competizione tra loro e, paradossalmente, la loro diffusione planetaria si accompagna ad una intensificata ossessione per il controllo (militare, politico, amministrativo, affaristico) dei territori di competenza.

Una febbre di crescita che potrebbe «generare una crisi di sistema». Finora infatti la 'ndrangheta ha evitato la sovraesposizione, non ha mai realizzato azioni eclatanti pur avendo ucciso migliaia di persone. È stata realizzata una strategia opposta a quella dei corleonesi che hanno voluto la stagione delle stragi e – fatta eccezione per Ligato e Scopelliti – non ci sono stati omicidi eccellenti, in quest'ultimo biennio però la «febbre di crescita» ha portato ad azioni clamorose che non trovano riscontri nel passato: la strage di Duisburg e l'omicidio di Francesco Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale della Calabria. «In entrambi i casi la 'ndrangheta accetta il rischio che queste azioni comportano. Per entrambi i casi, forse, l'accettazione di questo rischio potrebbe essere stato un calcolo sbagliato», sottolinea la relazione della Commissione. (ANSA)

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