Il monito di Giuseppe Creazzo: “antenne dritte, possibili nuove mafie in Toscana”

Il procuratore di Firenze ha partecipato a una conferenza in Prefettura con i vertici delle Forze dell’Ordine.

FIRENZE – Da quattro mesi a capo della Procura di Firenze, Giuseppe Creazzo non ha dubbi: “abbiamo tanti fenomeni di cosiddette ‘nuove mafie’ che sono presenti anche nel territorio toscano pur non avendo certamente radicamento sociale”.

E’ la risposta che ha dato oggi alla domanda di un giornalista che ha chiesto se in Toscana ci fossero i presupposti per aprire un domani un’inchiesta analoga a quella della Dda di Roma su mafia, appalti e corruzione. Il procuratore ha partecipato a una conferenza in Prefettura con i vertici delle Forze dell’Ordine provinciali e regionali, per fare il punto sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel territorio toscano.

Secondo Creazzo “non e’ necessario che si tratti di ‘ndrangheta, camorra o Cosa Nostra, basta che ci sia un gruppo di persone organizzate per commettere delitti, e allora lì si contesta tranquillamente il reato di associazione mafiosa“.
“I fenomeni di infiltrazione – ha detto – sono numerosi e sono anche stati giudiziariamente accertati piu’ volte e le antenne vanno tenute sempre dritte” perchè “le mafie si interessano di tutto cio’ che muove denaro”.

Sempre in tema di infiltrazioni della criminalità organizzata, il Consiglio regionale della Toscana ha approvato oggi all’unanimità l’istituzione di un Osservatorio antimafia permanente.

LA SCHEDA – Chi è Giuseppe Creazzo

Nato a Messina nel 1955, in magistratura da trent’anni, Creazzo ha lavorato quasi sempre a Reggio Calabria, prima come sostituto, poi come giudice e consigliere alla Corte d’Appello. Tra i tanti procedimenti di cui si è occupato c’è quello a carico di Bernardo Provenzano e altri 10 componenti della cupola di Cosa Nostra per l’omicidio del sostituto procuratore generale di Cassazione Antonino Scopelliti; così come quello che vedeva imputati Michele Greco e altri boss per l’omicidio di un altro magistrato, Cesare Terranova e del maresciallo Lenin Mancuso.

Titolare nel 2005 delle indagini sul delitto Fortugno da procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, è stato successivamente chiamato per due anni a Roma al Ministero della Giustizia come vice capo dell’Ufficio legislativo. Prima di approdare a capo della procura fiorentina, dal 2009 a giugno 2014 è stato Procuratore capo a Palmi.

E’ sposato ed ha due figli. Nel corso degli anni in Calabria ha partecipato e partecipa spesso a incontri su legalità e lotta alle mafie promossi dalle scuole e da associazioni antimafia.
Nel 2011 gli è stato conferito il Premio Antonino Scopelliti. Fu lui, peraltro, che da Procuratore di Palmi, si prodigò affinché venisse intitolata l’aula bunker del Tribunale all’alto magistrato di Cassazione ucciso nel 1991.

palvin
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