Vittime della ‘ndrangheta: Antonino Scopelliti

Il giudice Antonino ScopellitiAntonino Scopelliti aveva sempre indossato la toga del Pubblico Ministero in processi importanti, da Milano aveva ottenuto il trasferimento a Roma per avvicinarsi alla natia Calabria.
Seguì una carriera prestigiosa, che lo portò ad essere il numero uno dei sostituti procuratori generali che sostengono l'accusa davanti alla Corte suprema di Cassazione.

Era il magistrato nei maxi-processi di mafia, camorra e terrorismo. Quando fu ucciso stava preparando la richiesta di rigetto dei ricorsi per Cassazione di pericolosi esponenti mafiosi condannati nel primo maxi-processo a Cosa Nostra dal pool di Palermo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Era il 9 agosto 1991 quando morì per mano della 'ndrangheta, aveva 56 anni. Il magistrato, in villeggiatura in Calabria, fu affiancato a Campo Calabro in località Campo Piale da un commando che gli sparò con la lupara. Il giudice perse il controllo della macchina e finì sotto un ponte. Il commando volle controllare se l’uomo fosse ancora vivo e firmarono il l’omicidio con un colpo di grazia sparato con una P38.

 

Il "giudice solo" nel ricordo di "nonno Nino" Caponnetto

<<Avete avuto un grande esempio in questa terra: Antonino Scopelliti, un grande magistrato. Gli ho voluto bene, conoscevo il suo impegno, la sua dedizione allo Stato. Eppure sembra che lo si voglia dimenticare, che lo si voglia rimuovere dalla coscienza. Non c’è una piazza o una via intitolate a Scopelliti, mentre sono migliaia le piazze intitolate a Borsellino e Falcone. Perché questo silenzio su Scopelliti, anche se si sa tutto sul ‘come’ e sul ‘perché’ è stato ucciso? La sentenza di morte di Scopelliti fu firmata quando accettò di sostenere l’accusa nel maxiprocesso in Cassazione contro la mafia palermitana. Era il magistrato più coraggioso, più invulnerabile. Gli furono offerti 5 miliardi perché porgesse la mano ai boss in difficoltà. Era temuto per la sua intelligenza e la sua onestà. E come si può dimenticare un sacrificio di questo genere?”. Come ha fatto Scopelliti, bisogna rispondere “no!” alla mafia, per difendere la legalità, che in Calabria tarda – diversamente che in Sicilia – ad affermarsi. Ma nei vostri occhi ho letto i segni di una nuova Calabria: terra di speranza, di amore, di sicuro avvenire >>.

 Antonino Caponnetto, Rosarno (RC), dicembre 1996

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